Harriet Hume, affascinante pianista squattrinata, mistica e stravagante,
è l'essenza della femminilità; Arnold Condorex, spregiudicato uomo
politico imbrigliato in un matrimonio di convenienza con la figlia di un
membro del Parlamento, è un ambizioso calcolatore senza scrupoli. I due
si amano: sono opposti che si attraggono, e nel corso degli anni si
incontrano e si respingono, in varie stagioni e in vari luoghi di
Londra, come legati da un filo sottile che non si spezza mai. La loro
relazione si dipana tra il realismo dell'ambientazione cittadina e
l'incanto magico della fiaba: le doti musicali di Harriet sconfinano in
una stregoneria allegra e un po' pasticciona, che le permette di leggere
nel pensiero dell'amato. Quando Arnold se ne rende conto, diventa
ostaggio di questo dono sovrannaturale, grazie al quale Harriet può
svelare le macchinazioni politiche alle quali lui è ricorso per anni - e
che ancora continuerebbe volentieri a imbastire - per fare carriera. La
donna costringe l'amante a fare i conti con se stesso: Harriet è la
coscienza di Arnold, la sua parte migliore; è l'integrità, il rifiuto di
ogni compromesso, è tutto ciò che Arnold non può manipolare, come ha
fatto con la politica e con il matrimonio.