Isaac Newton si staglia come una figura di assoluto primo piano sulla
scena della sua epoca. La pubblicazione dei Philosophiae naturalis
principia mathematica (1687) e dell'Opticks (1704), due capolavori
destinati a cambiare per sempre la storia della scienza, rivelò ai
contemporanei un genio eclettico e versatile, che aveva scoperto le
leggi dell'universo e la natura composita della luce solare. La fama che
Newton si era conquistato con i risultati delle sue ricerche fu così
pervasiva da sconfinare ben oltre le sue competenze scientifiche, tanto
che nel corso della sua lunga carriera ricoprì cariche prestigiose e di
potere: consigliere di fiducia del governo, direttore della Zecca,
presidente della Royal Society. Eppure, questa immagine pubblica faceva
da schermo a un altro Newton, che nascondeva in privato delle
convinzioni religiose in contrasto con la legge e la dottrina anglicana
tali che, se fossero state rese note, avrebbero messo in pericolo non
solo il suo lavoro, ma perfino la sua vita. Religione e fede dominarono
il pensiero di Newton. E le migliaia di pagine manoscritte dedicate
all'esegesi biblica e all'interpretazione delle profezie testimoniano
appunto che le sue posizioni teologiche, a partire dalla negazione del
concetto centrale di Trinità, erano quelle di un vero e proprio eretico.
Non stupisce quindi che lui stesso e gli eredi le avessero
deliberatamente occultate, rimanendo per secoli pressoché inaccessibili.
In questa ricerca Rob Iliffe ci introduce al pensiero religioso di
Newton, facendoci capire la stretta connessione tra fede e scienza in
uno dei momenti cruciali della storia e della cultura moderna. Il
risultato è una biografia vibrante sulla profonda spiritualità dell'uomo
che cambiò, come nessuno aveva mai fatto prima, il modo di guardare
l'universo.