Nel 1954 Germán Velazquez Martín decide di tornare a casa. Aveva
lasciato la Spagna un attimo prima della caduta della Repubblica grazie
all'aiuto del padre, illustre psichiatra perseguitato dai franchisti.
Negli anni dell'esilio in Svizzera, Germán si è laureato e in seguito ha
condotto una importante sperimentazione su un nuovo farmaco. Per questo
gli hanno offerto un posto nel manicomio femminile di Ciempozuelos,
vicino a Madrid, dove ritrova Aurora Rodríguez Carballeira, che era
stata la più enigmatica fra le pazienti di suo padre. Colta e
intelligentissima, Aurora era affetta da una grave forma di paranoia che
l'aveva condotta a compiere il più atroce dei gesti. Condannata per
l'omicidio della figlia Hildegart, Aurora vive da anni in uno stato di
apatia, interrotto solo per fabbricare inquietanti pupazzi di stoffa...
Scardinare le difese di una mente così intricata sarebbe impossibile
senza un alleato, ma Germán può contare su María, infermiera ausiliaria
già messa a dura prova dalle esperienze della vita, malgrado la giovane
età. Per lei infatti Aurora ha una considerazione particolare, insieme
trascorrono lunghi pomeriggi studiando le piante e consultando il
mappamondo alla ricerca di posti lontani. Sfidando le convenzioni, lo
psichiatra si avvicina a María, finché tra i due nasce un sentimento
puro e fragile, che per sopravvivere dovrà sottrarsi alle ombre del
passato di entrambi. Gli anni Cinquanta in Spagna furono anni ingrati,
in cui tutto era peccato e peccare era reato: una realtà cupa,
asfissiante, su cui Almudena Grandes apre uno squarcio, raccontando la
storia di un uomo e di una donna che hanno avuto il coraggio di opporsi
alla dittatura - anche dei sentimenti - che strangolava il paese.